Die SI von Maria

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Padre santo

Tu che mi hai chiamato nel deserto

per parlare al cuore del mio cuore,

Tu, contro cui ho lottato

ed hai vinto,

fa che rinunciando ai miei alibi

e alle mie difese,

abbia finalmente il coraggio

di lasciarmi amare da te,

di lasciarmi contemplare dal Tuo sguardo

penetrante e creatore

te lo chiedo per l'amore di Maria,

tua e nostra Madre. Amen

La contemplazione che ci accompagna oggi sarà il mistero di una sola parola: il SI di Maria.

Parola semplice che non necessita di esegesi o ermeneutica. Tutti possiamo cogliere la sconvolgente verità che ci annuncia: l’amore infinito di Dio e la risposta l’amore totale di Maria al suo Signore.

Con il suo si ha fatto esistere l’universo, ha eletto un Popolo, si è fatto uomo in Gesù di Nazaret attuando l’Incarnazione, ha vissuto la sua vita di Messia tutta dentro questo si alla volontà del Padre, ha accettato una morte da maledetto. E il Padre ha risposto con il si della risurrezione glorificando il Figlio Gesù.

In questa storia del suo amore ha voluto coinvolgerci e ci ha chiesto il nostro SI.

“Se vuoi essere mio discepolo va, vendi quello che sei, vieni e seguimi”.

Noi abbiamo detto il nostro si con tutte le nostre contraddizioni, tra lotte, debolezze, momenti di generosità fino all’eroismo e momenti di tradimento.

Chi ha dato il suo UND con tutta l’energia interiore del suo cuore e della sua volontà è stata una dona: DIE STILLE, DIE BEGRÜSST. “Ecco la serva del Signore, si compia in me la tua parola.

Con il suo si Maria ha reso possibile la realizzazione del progetto dell’amore folle del Padre.

Ha detto sì e si è attuata l’Incarnazione. Ha detto sì alle nozze di Cana e si

è realizzato lo sposalizio tra Dio e noi. Ha detto il suo silenzioso sì ai piedi della Croce e si è attuata la prima comunità cristiana.

Il sì ha scandito e definito la vita di spirituale di Maria costruendo nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro quotidiano la sua vita di discepolanza.

Lo stile di vita di Maria ci provoca e ci interpella sul senso e la fedeltà della nostra discepolanza.

Davanti a Maria possiamo contemplare l'immagine ideale del discepolo e confrontare la nostra vita di appartenenza al Signore, ricuperare in profondità l'autenticità della nostra vita spirituale, il nostro" dover essere".

Il nostro “essere reale” è molto spesso ricco di contraddizioni e a volte molto compromesso.

Questa difformità a volte è frutto della nostra pigrizia, del nostro disimpegno, altre volte invece e serena conseguenza dei nostri limiti.

Più noi ci immergiamo in una relazione filiale con Maria e più noi sentiamo che aumenta il desiderio di dare una risposta alle attese di Dio sulla nostra vita.

Perciò il contemplare Maria come il dover essere della nostra vita è ritrovare la fiducia che Lei, Madre e Sorella, non ci abbandonerà in questo cammino perché anche Lei lo ha fatto e lo ha fatto con le nostre difficoltà, con le contraddizioni che anche noi conosciamo.

Maria ci ripete con la dolcezza di una madre: “non aver paura, entra in te, entra nelle tue profondità e fa festa, gioisci, rendi lode a Dio perché grandi cose ha compiuto in te Colui che ti ama.”

A volte soffriamo di miopia spirituale, non riusciamo ad intravedere le cose belle che Dio ha fatto e fa continuamente nella nostra vita più o meno brillante.

Gli psicologi dicono che per avere una corretta conoscenza di noi stessi dobbiamo entrare nel profondo di noi stessi.

Se questo è vero per la conoscenza umana di sé, è altrettanto vero anche per la conoscenza spirituale. Ma è necessario creare le condizioni: silenzio, umiltà, abbandono.

Jean Joseph Surin. L’abbandono è mettere tutti gli interessi nelle mani di Dio affinché l’anima possa praticare l’abnegazione evangelica. Se l’anima decide di sposare interamente Gesù Cristo e a legare talmente i propri interessi con quelli dello sposo divino di farne una solo cosa, allora gli abbandonerà la vita, la salute, la propria felicità e anche la pria salvezza. L’uomo che per amore ha messo la vita nelle mani di Dio, non può fare nulla di più saggio che abbandonare la propria sapienza, la propria scienza e il proprio lume a questo sposo, praticando ciò che nostro Signore disse a santa Caterina: “Pensa a me ed io penserò a te”.

Ecco la vera discepola del Signore.

È Maria, la donna docile, trasparente e abbandonata, docile ad ogni chiamata dello Spirito

Trasparente perché è povera, non cerca se stessa, si espone alla Parola, alla luce di DIO.

È abbandonata ed è questo abbandono che dà coraggio, originalità e forza a MARIA in tutta la sua vita.

Nel nostro itinerario di sequela abbiamo in cuore tanta paura di abbandonarci al Signore, abbiamo paura di Lui, delle sue esigenze abbiamo paura del Suo Amore.

Mentre lo vogliamo per noi dall'altra parte non vogliamo che entri troppo dentro di noi.

Quando invece lo lasciamo entrare e ci abbandoniamo a lui, allora realmente nascono cose meravigliose nel nostro spirito e nella nostra vita.

La L.G. al n.67 ci dice in che cosa consiste una vera ed autentica devozione.

"I fedeli a loro volta ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa quale vana credulità, ma bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù".

Questo testo è importante per una revisione della nostra devozione a Maria, perché non deve essere una devozione sentimentale, ma deve essere autentica; a renderla autentica non sono solo le nostre preghiere, ma è la nostra vita, è lo stile della nostra vita.

Noi possiamo pregare e fare omaggi a Maria, ma se la nostra vita è lontana dalla esemplarità della sua vita noi non onoriamo Maria.

Abbiamo bisogno di una conversione teologica a proposito di Maria, cioè di un mutamento di rotta a partire dalla sorgente scritturistico‑liturgica dove la Vergine è colta nella sua qualità di modello esemplare della vita di sequela.

E ancora la L.C. al n. 53:

" Maria per la sua fede e obbedienza alla Parola è anche riconosciuta quale sovraeminente e del tutto singolare membro della chiesa e sua figura ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità".

Ecco i due elementi che qualificano la vita di Maria e qualificano anche la vita del discepolo.

MARIA ci è sovraeminente, eccellentissimo modello soprattutto in questa dimensione: la fede e la carità.

La fede che si fa abbandono, la fede che si fa ricerca della volontà di Dio nel nostro vivere quotidiano, la fede che si fa interiorità e carità che ci permette di metterci accanto agli altri con grande amore, con una apertura d’amore del nostro cuore dove c'è spazio per tutti.

Maria è la creatura che è stata data alla Chiesa quale specchio e memoria del suo camminare al totale servizio del Padre tradotto in radicale SI alla sua volontà e al suo progetto di salvezza nell’amore peri suoi figli.

Ecco qual è la grande figura di Maria che diventa anche la nostra immagine.

Sentire che veniamo dall'Amore di Dio e all'Amore di Dio dobbiamo ritornare. Ma mentre comprendiamo questa nostra origine e questa nostra meta, dall'altra parte ci interroghiamo su che cosa fare. Ecco che cosa, noi siamo chiamati a fare: a camminare al totale servizio del Padre che vuol dire camminare al servizio dello Spirito perché sia generato ancora oggi in mezzo al mondo il CRISTO, il Figlio di Dio, la speranza degli uomini.

E questo è un grandioso compito, è questa una vocazione immensa; e questa vocazione non è data dalla quantità delle nostre azioni, ma è data soprattutto dalla forza, dalla autenticità del nostro amore; del nostro amore verso Dio e del nostro amore verso i fratelli.

Di questa presenza eminente nel silenzio, ricca di intercessione e amata, la Chiesa ringrazia il Padre.

E anche noi siamo chiamati a ringraziare il Padre per aver ci dato Maria, per averci dato questa Donna che con la sua intercessione, con il suo silenzio, e con la sua vita ci indica il cammino verso il Padre, e ci indica le modalità autentiche del nostro servizio allo Spirito Santo.

Ma nello stesso tempo anche non dobbiamo temere. Come Elisabetta noi la proclamiamo beata e benedetta. Lei che è l'esemplare, come ci dice il Concilio, dei beati, dei beati perché obbedienti alla Parola, e dei benedetti perché sommersi dal favore di Dio.

E se Maria è dalla parte nostra è chiaro che diventa per noi il modello per eccellenza della nostra vita spirituale.

S. Teresa di Lisieux, nei suoi scritti "Novissima Verba" diceva: Non bisognerebbe dare da intendere che Maria per le sue prerogative oscura la gloria di tutti i Santi come il sole al suo sorgere fa sparire le stelle. Una Madre che fa sparire la gloria dei figli? Mio Dio che stranezza! Io penso tutto il contrario. Credo che essa aumenterà di molto lo splendore degli eletti". È chiaro, perché Maria è dalla parte nostra, Maria è Chiesa e quindi evidentemente non oscura i nostri cammini; ma anzi li illumina, li potenzia, non "nasconde" il nostro impegno, la nostra generosità, il nostro desiderio, la nostra richiesta, anzi la potenzia con il suo aiuto.

G. di Burge, un ebreo del XIII sec. convertito alla fede cristiana, in una sua omelia su Matteo diceva questo: gli ebrei, gli eretici, i pagani cercano Cristo però non arrivano a trovarlo perché non lo cercano nella maniera dovuta cioè con Maria sua Madre. Non è possibile trovare Dio senza Maria".

E Paolo VI il 24 aprile del '60 così affermava: "Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani cioè dobbiamo conoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù e che apre a noi la via che a Lui ci conduce. Credo che non abbiamo difficoltà a convincerci di questo La nostra difficoltà invece è quella di assumere concretamente la dimensione, la figura, la vita di Maria come esemplarità e come tracciato della nostra vita quotidiana.”

Don Mario Guariento